Un santuario della SS. Annunziata di Firenze
a Settimo di Cascina

La parrocchiale dei Santi Benedetto e Lucia di Settimo (Cascina, Pisa), detta in passato Madonna del Piano o di San Pietro in Castello, fu dipendenza della SS. Annunziata di Firenze.
È stata ricordata in alcuni articoli e studi: ad esempio nel mio La Madonnina di Cascina di Pisa tra 1547 e 1560, periodico del Santuario, XXVI, 2, marzo aprile 2006, e in Enzo Virgili (1920 - 1995), La parrocchiale dei Santi Benedetto e Lucia nella chiesa della Madonna di San Pietro in Castello, “Il rintocco del campano”, anno XV - 4/bis (dicembre 1985).
In questi lavori, risultato di ricerche di archivio, è tratteggiata nei bei momenti della devozione alla sua sacra immagine. Ci sentiamo così quasi in dovere di ripresentarla, con dei brani del saggio di Virgili e di valorizzarla con l’aggiunta di qualche foto.

Prima di parlare del santuario di Settimo, mons. Virgili riporta la storia delle chiese della zona: la propositura di San Frediano (esistente), la chiesa di San Benedetto (doc. IX secolo), la vecchia chiesa di San Pietro in Castello, sommersa dalle acque per il mutamento del corso dell’Arno circa nel 1545, e la chiesa di Santo Stefano di Macerata unita a San Frediano. In quanto ai Servi di Maria della SS. Annunziata e il loro arrivo nella zona, scrive:

“Già dal 1535 la cura delle anime delle chiese di Settimo era stata affidata dal rettore di queste ad alcuni frati dell’ordine dei Servi di Maria della SS. Annunziata di Firenze. Questi con un superiore abitavano nella canonica di San Benedetto e tenevano un pezzo di terra di proprietà della chiesa in compenso del servizio che prestavano.
Il superiore, fra Fabiano di Antonio di Giovanni da Firenze, oltre la cura delle anime, aveva anche la direzione della confraternita detta di San Pietro in Castello perché i suoi componenti tenevano le loro riunioni nella chiesa omonima. In questi anni sembra che siano avvenuti dei prodigi dinanzi ad un’immagine della Vergine che i fratelli Niccolò, Primo e Bartolomeo del fu Oliviero da Caprona avevano nella loro casa in San Benedetto a Settimo.
I confratelli della compagnia di San Pietro in Castello chiesero ai tre fratelli l’immagine miracolosa per esporla alla venerazione del popolo nella propria chiesa. Il 12 agosto 1536, Niccolò, Primo e Bartolomeo da Caprona, con atto rogato in San Michele in Borgo dal notaio Francesco Sancasciani, donarono la pittura, ossia l’immagine della Vergine con il Bambino in braccio che, traslata dalla loro casa, fu collocata nell’oratorio o chiesa di San Pietro in Castello perché vi fosse custodita e quivi rimanesse per elargire grazie a tutti coloro che si recavano a venerarla. Le offerte ed i doni che i fedeli avrebbero offerto dovevano servire ad onore e decoro dell’immagine miracolosa. I fratelli della compagnia di San Pietro in Castello ne sarebbero stati, con fra Fabiano, i custodi e gli amministratori. Alla morte di fra Fabiano doveva subentrare come custode ed amministratore un altro frate dell’ordine dei Servi di Maria di Firenze.
Quando, dopo la deviazione del corso dell’Arno, la chiesa di San Pietro in Castello era sul punto di essere sommersa dalle acque, fra Fabiano vendette all’arciprete del duomo, Piero Bonanni, tutte le sue suppellettili. L’immagine della Madonna fu invece portata in una casa privata.
Numeroso fu il concorso dei fedeli davanti all’immagine miracolosa e generose le offerte; fra Fabiano infatti, con queste, unite ai proventi della vendita della cera, degli occhi in cera e in argento [ex voto], effettuata in occasione della festa di Santa Lucia e a quanto aveva potuto ricavare dalla vendita degli arredi della chiesa di San Pietro in Castello, pensò di costruire una nuova chiesa in onore della Madonna ed un nuovo oratorio o chiesa che servisse alla compagnia di San Pietro in Castello ed avesse il medesimo titolo della chiesa sommersa dall’Arno.
Con atto rogato dal notaio Filippo del fu Pietro da Sancasciano, il 18 agosto 1536, fra Fabiano, per conto del convento della SS. Annunziata di Firenze, comprò dal mercante fiorentino Pietro Paolo Ghettini 72 staiora di terra vicino alla strada Fiorentina.
Su questa terra nel settembre 1536 si iniziò a costruire la nuova chiesa che dovette essere terminata nel maggio del 1539 quando vi fu portata solennemente l’immagine della Madonna. Nel 1540 si iniziarono anche i lavori per la costruzione della chiesa di San Pietro in Castello che doveva servire come nuova sede della compagnia. Come fosse architettonicamente strutturata la chiesa della Madonna lo possiamo desumere dal libro delle Entrate e Uscite del convento. Aveva un campanile su cui era stata collocata l’antica campana della chiesa di Santo Stefano di Macerata, era ad una sola navata con un altare, il maggiore, e sei cappelle laterali. Le cappelle erano state dipinte ad affresco dal pittore fiorentino Giuliano di Giovanni detto il Sollazzino al quale furono commissionate anche quattro tavole per altari ed un crocifisso.
La cappella in cui era stata collocata la Madonna aveva il soffitto a volta ed era probabilmente la prima a sinistra entrando nella chiesa.
A fra Fabiano dobbiamo anche il merito di aver arricchito la chiesa della Madonna di insigni opere d’arte. Nel 1538 commissionò ad un pittore fiorentino una grande tavola per l’altar maggiore rappresentante una Madonna con ai lati i Santi Pietro e Filippo Benizi. Fu pagata 60 scudi di cui 26 al pittore Francesco, 20 all’orafo Andrea e 14 a Giovanni ungaro per il legname. Nel 1540 acquistò inoltre una tavola in marmo con più figure, e nel 1543, per lire 60 una tavola da altare dall’Opera del duomo.
Per tutta la prima metà del 1600 non si hanno notizie della chiesa della Madonna di San Pietro in Castello [...].
Eppure nella chiesa si verificarono dei cambiamenti. Vennero tolte le cappelle laterali, e al loro posto si costruirono degli altari. L’immagine della Madonna, per comodità dei fedeli, fu portata sull’altar maggiore. Per esporla dalla tavola del pittore Francesco venne tagliata la parte centrale raffigurante una Madonna. Nello spazio rimasto vuoto fu posta l’immagine della Madonna di San Pietro in Castello.
Il 6 marzo 1653 i frati dei Servi di Maria furono richiamati al convento della SS. Annunziata di Firenze e la chiesa e il convento della Madonna furono lasciati ad un prete che esercitasse il servizio religioso.
L’abbandono del convento da parte dei Serviti fu causa della decadenza della chiesa stessa della Madonna ...”.

Nelle pagine seguenti mons. Virgili ricorda le visite pastorali degli arcivescovi, la soppressione del 7 maggio 1756 della chiesa dei Santi Benedetto e Lucia di Settimo, perché troppo fatiscente ed angusta, e l’elevazione a parrocchia della chiesa della Madonna di San Pietro in Castello, volgarmente ormai denominata della Madonna del Piano, nella quale fu trasportato proprio il titolo dei Santi Benedetto e Lucia. E i Padri “dell’Annunziata con la chiesa cedettero, dietro il pagamento di un canone annuo di livello, anche tutti i terreni che a questa appartenevano”.
Da allora ne furono responsabili il clero secolare e i benefattori, tra i quali il parroco don Benedetto Benedetti (dal 1897 al 1934) che nel “1904 costui completò l’alzata in macigno che i padri serviti avevano costruito dietro l’altar maggiore nella prima metà del 1600 per sostenere la tavola del pittore Francesco e il quadro della Madonna, facendone un postergale con colonne e timpano, il tutto ben intonato con l’altare marmoreo”.
Mons. Virgili conclude con un po’ di malinconia:
“Il culto della Madonna del Piano, occasione di opere preziose, ormai è dimenticato. Dal fondo di una parete, la sua immagine guarda i suoi fedeli che non la pregano più ed ha lasciato il suo posto alla Santa siracusana sperando ancora”.

Raccolto da P.I.M., 21 maggio 2022.



L'articolo
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Lo studio di Enzo Virgili «qui»

L' articolo di Paola Ircani Menichini del 2006 «qui»